Fra i monti verso Nuoro, dove il fil di ferro si beve e dove la birra sciacqua meglio dell’acqua di fonte, c’é un piccolo paese di qualche centinaio di anime. Non ha molto da offrire ai turisti, a parte aria bunissima, paesaggi fantastici ed un grosso albero di mandorle.
Ma grosso davvero. Grosso grosso, tipo che per cingere il suo tronco ci vogliono almeno sette persone che si tengano per mano, che per raggiungere la cima ci vogliono rocciatori professionisti, anche se i paesani hanno installato una pratica scala a chiocciola a fianco, in castagno – giusto per non far torto al mandorlo – e che il frutto della sua produzione dà origine ad una delle più originali sagre paesane di tutto il centro Sardegna.

Il paesino è Mennola Manna, e credo potrete capire il perché di questo nome particolare.

L’alberello produce ogni anno un solo frutto. Ma grosso grosso anche questo. Tipo, una cinquecento. Quando è maturo, sei uomini forti salgono su per la scala a chiocciola con funi e reti, si imbragano, lo imbragano e con l’aiuto di un’altra dozzina di persone lo calano giù, mentre la banda musicale segue con temi burleschi e circensi l’azione. Un anno uno dei calanti cadde durante l’operazione, e prontamente il tamburo e i piatti seguirono l’accadimento con un trrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr-tish! assolutamente sincronizzato con la caduta e l’atterraggio dello sfortunato, che si fece due mesi di trazione ma fu tuttavia molto confortato dal lungo applauso per la funambolica performance.

Appena la drupa tocca a terra, la banda attacca l’inno del paese – mennola chi mi pigasta a s’anima – e viene trasportata nella piazza principale per l’inizio dei festeggiamenti. Che si protraggono per cinque giorni e cinque notti.

Questi si, che sanno come fare festa.

La mandorlona viene messa su un piedistallo sulla scalinata del municipio, illuminata da due faretti per intonaco – che la asciugano un po’ – e mentre la banda si fa due polmoni così, da una parte viene preparata la cucina che fornirà cibo ai festeggianti per i giorni a venire, dall’altra viene costruito da zero un forno a legna per tostare la mandorla. Il mattino dopo viene messa sopra la base e viene costruito il resto del forno, dove rimarrà chiusa per tutto il giorno, durante il quale si usa preparare tavoli, sedie e suppellettili con i resti del guscio dell’anno prima che son stati conservati.

La mandorla il giorno dopo viene aperta, e la festa entra nel vivo. Si narra che anticamente venne trovato un verme nella mandorla, e che il verme era grande come una mortadella di Bologna; venne stufato, speziato e ne mangiarono per una settimana. Ma quando il verme non c’é, si pesa la mandorla, si assegnano le parti per la cucina e mentre le massaie preparano fantastici piatti con la mandorla, i giovani si dilettano in prove di abilità: discesa del fiume sui gusci di mandorla, un equipaggio da tre per ogni mezzo guscio; lancio della mandorla, salto della mandorla, tiro alla mandorla e staffetta mandorlata.

A sera la cena è pronta: stuzzichini di mandorla, bruschette di mandorla, mandorla farcita, pasta alla mandorla, carpaccio di mandorla, brodo di mandorla, mandorla arrosto, spezzatino di mandorla, hamburger di mandorla, salsiccia di mandorla con formaggio di latte di mandorla, riso alla mandorla e panadas di mandorla, torta alla mandorla, semifreddo di mandorla, caffè, ammazzacaffè e mandorla.

Ci mangiano fino a pranzo successivo.

Il resto della festa lo passano a digerire all’ombra del mandorlo, ormai esausti per il troppo cibo.

La sagra della mandorla è un’occasione unica al mondo; ci sono pochi posti letto in paese, quindi chi si volesse comentare deve prenotare entro il 30 Ottobre presso la Pro Loco di Mennola Manna, via Roma 11, 09156 Mennola Manna, NU – oppure chiamare al numero 055-458MENNOLA, o scrivere all’indirizzo mail mennola@comune.mennolamanna.nu.it.

Andiamo?

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