Quand’ero piccolo, sognavo avventure immaginifiche e mesmerizzanti.
A causa di un abbigliamento similmilitare, venivo arruolato da una squadra guastatori che mi portava all’altro capo del mondo per una missione segretissima.
Dovevo salvare il mondo da una qualche potenza straniera con folle capo alla guida, grazie ad un manipolo di eroi.
Un automezzo mi si trasformava in astronave davanti agli occhi, ed un astronauta mi confidava la sua missione prima di morire, ed io strenuamente continuavo il suo dovere per un bene supremo.
Una strada a fianco a quella che percorrevo tutti i giorni compariva all’improvviso, con una fila di lampioni mai vista, che portava non si sa dove. Nuova, appena fatta, e senza nessun mezzo sopra. E come iniziavo a percorrerla, tutto il resto spariva, e mi trovavo in una realtà parallela.
Al mare scoprivo una botola in spiaggia, entravo e trovavo le vestigia di un’antichissima civiltà ipertecnologica con robottone annesso, che aspettava solo me per combattere una minaccia cosmica.
Poi, crescendo, la realtà ha pian piano sottratto spazio all’immaginazione folle, insensata, lunga e decisionale, dove sogni al DMT creavano mondi per giorni, settimane, fino al concludere storie dal sapore d’avanspettacolo, o shonen, con la mia vittoria o con una morte gloriosa per il bene supremo.
Poi, succede che un giorno due tizi vestiti di nero bussano alla mia porta.
Renée LaCroux?
Si, era il mio nom-de-plùme.
Abbiamo necessità che lei torni in servizio.
Scusi, ma cosa?
Il GiaTron, lei è l’unico che può pilotarlo. L’abbiamo trovato un decennio fa, ma è linkato al suo codice genetico, e si rifiuta di partire senza di lei alla guida.
State scherzando. Siete completamente fuori strada. E poi, cosa sarebbe ‘sto GiaTron?
Eravamo preparati al fatto che lei potesse non ricordarsene. Se volesse saperne di più, questo è il luogo dove si può recare per scoprire il suo vero passato.
E mi lasciano una card trasparente, tipo biglietto da visita, con un QR sopra. Salgono su una macchina scura, grande, costosa, e lentamente si dileguano.
E io? Che volevano? Ci dormirò sopra.
Salvo l’essere svegliato, durante la notte, da un grosso pseudocalamaro che mi parla direttamente nel cervello e che prende a cazzotti fortissimi la parete di casa.
Sappiamo chi sei. Non potrai nasconderti ancora, non salirai più sopra il GiaTron. La vittoria sarà nostra.
Schivo per culo un tentacolo che squaglia un pezzo di divano come lo sfiora, salto giù dalla finestra dall’altro lato con giusto telefono e chiavi sul tetto di una macchina parcheggiata sotto, la mia parte subito nonostante nei film abbiano sempre la batteria scarica. Forse perché questo non è un film.
Parto a razzo, nello specchietto vedo il cefalopode che spunta dall’angolo ma sto già imboccando la via principale, spero di non incontrare una pattuglia che cazzo gli spiego? Che sono inseguito dal sogno proibito di un lovecraftiano?
Tiro fuori il biglietto strano, passo il codice al lettore e mi compare il percorso di una mappa di google. Sembra che debba correre verso le industrie. E corro.
Ma se sognavo bambole e il tulipano nero, mi ghigliottinavano?
Scaccio simili amenità, dribblo un cane, e mi dirigo verso il polo metallurgico in disuso.
Maccazzo.
E io ora ti proibisco di Dormire, anche perché qui, davvero, non ne possiamo più di frittura di calamaro! Ebbasta!