-Cos’hai da sorridere felice?
-Ripensavo a quello che m’è successo ieri sera. Non ci crederesti mai.
-Ne racconti tante, ci sono abituato, sentiamo un po’, guarda: mi metto anche più comodo. Comincia.
-Vediamo: erano quasi le otto, e stavo per abbassare la saracinesca della vineria, quando davanti al negozio si parcheggiano due auto scure lunghissime. Due energumeni vestiti di scuro si piazzano ai lati della porta, un terzo entra e fa la radiografia al mio negozio. Un cenno fuori e un piccoletto azzimato, aria da contabile, viene giù dall’altra macchina. Mi saluta, chiede scusa per l’orario tardo, ma dice che avrebbe bisogno di una bottiglia speciale per un regalo, gli hanno consigliato questo posto, e mi chiede di mostrargli il meglio che ho a disposizione. Gli faccio cenno di seguirmi, e sia lui che la sua ombra mi vengono dietro mentre dirigo verso la cassaforte di quelle buone; gli chiedo per quale occasione servirà, e mi sussurra piano, come se ci fossero altre orecchie oltre alle nostre, che è per il compleanno del Presidente. Quasi sussulto, ora mi sembra di riconoscere quest’ometto in qualche conferenza televisiva: ma non vacillo, e scelgo con cura il livello dei vini da presentargli. Salto a piè pari i champagne, genere per me eccessivamente sopravvalutato: il Presidente ha fama di essere un intenditore, o almeno gli piace farlo credere ai media. Quindi attacco al fianco con uno Screaming Eagle Cabernet del 1992, un veloce uno-due con alcune bottiglie di Châteu Mouton Rothschild del ’97, provo il diretto con un Romanée-Conti, uppercut di Cheval-Blanc… ma non sembrano interessare alquanto il mio esigente cliente. Non va al tappeto nemmeno con le magnum di Petrus Pomerol, niente lo smuove. Passa in rassegna tutte le mie bottiglie, leggendo avidamente le etichette, chiedendo al suo guardaspalle notizie che lui rigira al suo smartphone. E’ quasi arrivato al fondo, quando la sua attenzione viene catturata da una bottiglia polverosa lontana da me. Questo non lo conosco, sembra interessante: Cimarosa Sauvignon 1952, cosa ne sappiamo? E mentre sto per dirgli che no, quello non può prenderlo, è della riserva personale, il suo amico risponde che il produttore ha chiuso nel ’60 per bancarotta e le bottiglie che si trovano ancora sono tesori. Io balbetto qualcosa di poco comprensibile, e quello mi si avvicina e dice che vorrebbe saperne il costo. Al che, lo guardo negli occhi e tento di farlo desistere con un prezzo folle: lui annuisce, fa un cenno all’altro che gira i tacchi e va alla cassa. Resto inebetito, come mesmerizzato chiudo la porta blindata, lo raggiungo e quando dico che sì, accetto tutte le carte di credito, mi ritrovo tra le mani un pezzetto di plastica nero e argentato dall’aspetto inconfondibilmente solvibile. Pochi secondi, una stretta di mano e una promessa di consigliare il mio me-ra-vi-gliooso negozio ai suoi conoscenti, e ripartono veloci nella notte. Ecco qui.
-Non vedo cosa ci sia di tanto incredibile, non è la prima volta che qualche personaggio famoso o pezzo grosso viene ad acquistare da te, no? Hai o no la firma di Hackman sul vuoto del vino che gli consigliasti, e che gli era piaciuto tanto che ti aveva ringraziato così?
-Non è quello il punto. Ti ricordi come faceva mia madre di cognome, da nubile?
-Non proprio, sai.
-Te lo dico io: Cimarosa.
-Aspetta, non dirmi che…
-Proprio così. Vedi, adesso il Presidente starà brindando con un bicchiere del peggior Sauvignon mai prodotto al mondo, imbottigliato da mio padre il giorno che si è sposato, per brindare alle nozze d’oro. E io ricordo ancora con orrore il sapore orribile che aveva. E l’hanno pagato quanto una Ferrari!
Spread the love