Buona Domenica a voi, con la kefiah al collo, che agitate un cartello. Che ci siano sopra sacrosante verità o semplici recriminazioni.
Buona Domenica a chi sta alla tastiera a scrivere di quelli con la kefiah.
Buona Domenica a chi gira per la città con un carro enorme con un altrettanto enorme testone del presidente del consiglio, come se non ne avessimo già abbastanza di vedere berlusconi ovunque.
Buona Domenica a voi, che agitate slogan a pagamento. Ed anche a voi, che paghereste per agitarli.
Buona Domenica a chi lavora, a chi dice di lavorare, a chi si arrabatta perché non lavora.
Buona Domenica anche a te, che se leggi queste righe, allora un poco mi conosci.
Buona Domenica alla sigaretta che si consuma fra le dita, al silenzio rotto dai tasti, alle auto che lontano passano.
Anche all’uccellino che non si cura di me, ma guarda e passa.
Buona Domenica al futuro, sempre più grigio, a volte la luce tarda ad arrivare.
Buona Domenica alla casa, vuota di risate, energica nell’affetto che trasmette, piena di quello che le si è dato, ma non più sentito.
E alla fine, Buona Domenica anche a me. Che ho una gran voglia di piangere, ma si sa, le lacrime per noi stessi le troviamo soltanto quando ormai non c’é più nessuno per asciugarle.

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