PARTE 2
dove uno si addormenta, uno fa svegliare tutti e la poesia entra nelle
nostre vite dalla porta di servizio

L’aria del mattino era fresca e frizzante come una bottiglia di zoraus delle Colline Cangianti. Il nostro improvviso ospite era ancora nel mondo dei sogni, ed io avevo dormito ben poco a causa della guida poco accorta di Moran. Si sa che nani e cavalli non vanno d’accordo, ma seppur questo fosse un carro, non riusciva a raggiungere un buon feeling con Arturo ugualmente. Di rado capitano insieme, nani e cavalli, appunto. Sarà che gli amimali più grandi di loro gli incutono timore, sarà che i nani sono molto attaccati alla terra (e non solo in senso letterale) e non amano trovarsi a più di una certa distanza dal suolo, fatto sta che mai personalmente ho visto un nano a cavallo, anche se certe storie su Norak e i BraveAxe mi hanno messo un po’ di curiosità… ma sono solo leggende, no?
Aerndil aveva lasciato le redini verso metà della notte, aveva dato un occhiata al ragazzo constatando che non aveva niente di compromesso irrimediabilmente a parte il cervello, visto l’iniziativa
presa in taverna, ma quello esulava dalle sue competenze, e si era infagottato nelle coperte, dove russava ancora adesso che il sole cominciava a divenire alto nel cielo.
Un borbottìo mi scosse dal torpore, e vidi che il tipo si stava svegliando. Aprì gli occhi di qualche millimetro, e cominciò a scrutare intorno, in cerca di qualcosa di familiare, e quando si rese conto che gli era sconosciuto il posto ed anche i presenti: -Dov’è il bisonte che ha usato il mio naso come zerbino?- biascicò stentando a sbrogliare la lingua. Gli porsi un bicchiere di sidro trafugato dalla fiaschetta nanesca di Moran e glielo porsi. Ora, con gli abiti un po’ sgualciti e l’aria non molto arzilla aveva perso parte del fascino della sera prima. Ma l’alcool ebbe un qualche effetto vasodilatatore che gli fece affluire il sangue al viso, e dal suo colpo di tosse capii che forse avevo confuso la fiaschetta del sidro con quella del
distillato di roccia che Moran preparava personalmente, con ricetta segreta, e che aveva un effetto portentoso come lucida spade e squagliacervella. Riacquisto’ in pochi istanti favella sciolta e atteggiamenti più sicuri, e un sorriso brillante comparve sul suo viso rosso maculato per ringraziarmi delle cure. Sì, proprio io che una volta stavo steccando una gamba rotta con il piede rivolto all’interno… no comment! Evidentemente gli era tornata in mente anche la faccenda della sera prima, perchè -Non avete preso la mia sacca da viaggio?- chiese.
-Quella no, ma in compenso ho preso un paio di spadate nel fondoschiena, se vuoi le posso dividere con te- fece Moran dalla cassetta.
-Il mio flauto!- disse.
-Sarebbe più opportuno che ci presentassimo prima- gli dissi -io mi chiamo Lancyne, quello che brontola a cassetta è Moran e l’addormentato tra le coperte è Aerndil, che ieri ti ha trascinato in spalla via dalla rissa- non che mi aspettassi un baciamano, ma almeno una pacca sulla spalla… quello si girò anzi verso il punto dove gli avevo indicato esserci Aerndil e -Oh, dovro’ ringraziarlo…- soggiunse. -Il mio nome è Randy, sono un poeta e cantastorie e sto girando per le terre cercando storie, gesta e persone che mi siano di ispirazione per un poema che intendo scrivere, che narrerà della ascesa e caduta dei Reami e degli uomini che hanno contribuito a questo blah blah- e si perse in una lunga ed avvincente (per le sue
orecchie, mi aveva preso male già dalle prime parole) descrizione di quanto sarebbe stato bello il suo componimento, della gloria che gli avrebbe portato, delle regge che lo avrebbero accolto con i sovrani e
i nobili ansiosi di sentire la sua voce decantare gli aulici…
Aerndil venne strappato al sonno dalla voce del bardo, e intonando la preghiera del mattino si pose seduto. Quasi spronato dal nuovo paio di orecchie disponibili, Randy riattaccò con rinnovato vigore e foga, facendoci sentire anche alcuni stralci delle sue opere, al che Aer scosse la testa, disse qualcosa circa danni cerebrali accertati e scese dal posteriore del carro. Randy a tale atto fermo’ le parole, mi guardò con aria interrogativa e disse -Ho per caso detto qualcosa di sbagliato? S’è offeso?- e salto’ giù dal carro anche lui -Aspetta! Devo ancora ringraziarti per ieri!- apostrofando Aer.
Rimasi da sola dentro il carro. Gli assi scricchiolavano, sentivo fuori il bardo che parlava, anzi, intratteneva con un monologo il nostro chierico, e mi salì un po’ di stizza… da’ fastidio quando un ragazzo non ti considera, no? Non mi aspettavo già grandi effusioni, ma ero stata io accanto a lui tutta la notte… e adesso stava attaccato alla tonaca di Aer…
Mi venne un pensiero… perchè? Poteva essere? -Fammi posto, nano- dissi a Moran. -Vieni, maga, ti cedo volentieri le redini- mi passo’ le funi e, spostandosi di lato, afferro’ dall’interno la sua sacca. Aer e Randy camminavano, il primo davanti e con sguardo truce, a fianco al carro. Le ombre erano quasi assenti, e la strada ancora lunga.
-Ehi, maga, il damerino si è scolato il mio distillato? Gli è piaciuto? Che ha detto? Gliene dovro’ preparare un po’…
Ebbi per un attimo la visione di Randy con la bava alla bocca sconvolto da spasmi causati dal distillato di roccia, e non potei fare a meno di ridacchiare tra me e me. Ora che lo guardavo con aria più
distaccata, il modo di camminare, l’intonazione della voce, l’atteggiamento in generale… prima di sera Aerndil avrebbe voluto averlo lasciato in quella locanda. Ne ero certa.
Mi sbagli raramente sulle persone!

(originariamente pubblicato su it.arti.fantasy del 6 Giugno 1999)

Spread the love