C’era una volta una borsa. Intendiamoci, non importa marca ne’ colore.
Questa borsa vide la sua vita incrociarsi con quella di un uomo importante, e contenne i suoi segreti e confessioni, piani e idee, verita’ e menzogne. Soprattutto menzogne.
Poi, la sua vita lascio’ quella dell’uomo. Un’altra borsa, un’altro giro. E tutto cio’ che poteva essere detto spari’, lasciando l’infinitesimale tachionica traccia di un passaggio fugace in molecole di cellulosa e inchiostri malevoli sulla pelle scamosciata di un povero bue, rivoltato e rigurgitato con bottoni e legacci in una più pratica ed accettabilmente umana forma.

Psicometria blah blah yada yada toccare conoscere… Conoscerei il lamento d’un bovino. La borsa non ha mai letto il suo contenuto. Sapendo cose non proprie, come si possono collegare i fatti per portare ad un livello di link più elevato cio’ che si manifesta come frullato cognitivo?

Coi tachioni ci si pulisce il didietro. Non siamo forse tutti un po’ Larry?

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