Ci rimbecilliamo dietro i nostri gadget.
Credo ci abbiano fabbricato attorno la necessità di essere connessi sempre: semplicemente, i guru delle comunicazioni hanno sfruttato la naturale inclinazione umana a farsi i cazzi altrui, comprimendo dapprima sul web e dappoi sui dispositivi portatili che tanto amiamo le interfacce per soddisfare questa nostra curiosità maniacale.
Parente di questa, possiamo notare la necessità di essere sempre in mostra: l’ideale Warholiano dei quindici minuti di notorietà diventa immediatamente palese guardando le migliaia di foto con la bocca a papera, culi di fuori, nonne impagliate e tramonti ossessivi che inondano i nostri amati profili nei social-cosi-media ogni attimo.
Mi guardano, e io do al pubblico quello che vogliono: me.
Attimi della mia vita, schegge della mia esistenza che fluiscono in onde elettromagnetiche nello Zuckerberg superiore, guardatemi sono figo: ho il gatto tondo, sono in ferie e voi no, ho preso un pesce grande come l’orecchio di Dioniso.
E poi, capita che nel raptus pulendi della borsa frigo intasata di gambero, il mio telefono qualsiasicosa voli in mare. Pochi secondi ed è scivolato tra le ondre, a barca in movimento, sasso di vetro e silicio verso il fondo dell’abisso.
Prima reazione: muoio. Mi hanno appena asportato un organo essenziale, mica la milza. Il fegato in toto. Fai retromarcia, torna indietro, l’ho visto che scendeva, magari lo riprendo, non potrò più permettermelo, zio faust sono un pirla.
Seconda reazione: e mo’ che faccio?
Esatto. Tutti i tempi morti della giornata ero lì, con l’icoso in mano, a farmi i cazzi altrui e a generare cazzi miei ad uso altrui. Ed ho misericordiosamente riscoperto alcune piccole cose che avevo lasciato indietro. Prima fra tutte, la comunicazione verbale. Ricomincio a parlare con gli esseri umani, oltre che con il mio io interiore (che mi da sempre ragione). Secondo: la lettura. Mi sto mangiando libri su libri come ai tempi del motorola 8900.
Terzo, ho visto ieri la presentazione dell’iPhone 5. Ed ho voglia di prendere un Nokia Lumia.
Più avanti vi dico, adesso torno a Piero Chiara. Che bello nutrirsi così…
Non tutti i mali vengono per nuocere. Evviva la decrescita felice. Ma non far finire il Kindle nel fondo del mare, o addio lettura 😀